La Galleria Siotto, spazio espositivo al piano terra della Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto”, è lieta di presentare la mostra ‘Stickers’ di Angelo Liberati, a cura di Luisa Figari, storica dell’arte.
L’inaugurazione si terrà giovedì 13 giugno alle 19. La mostra sarà visitabile dal giovedì alla domenica dalle 19 alle 21 fino al 30 giugno.
Durante le giornate di esposizione verranno organizzati momenti di confronto e dialogo con l’artista.
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Testo critico (a cura di Luisa Figari). Conobbi Angelo Liberati molti anni fa e mi colpirono subito la giovialità e la capacità di spiegare con straordinaria immediatezza il significato delle sue molteplici e complesse esperienze artistiche. Conoscevo già le sue opere grazie alla docente Marisa Volpi Orlandini che, ai tempi degli studi universitari, per le lezioni di arte contemporanea spesso ci portava alla galleria Arte Duchamp, fucina di moderne esperienze degli artisti all’avanguardia in quel periodo a Cagliari. Quando alcuni giorni fa l’ho rivisto nel suo studio o come lui ama definirlo “laboratorio d’artista”, affacciato sul bastione di Santa Croce, l’ho ritrovato con la stessa verve di allora intento a parlarmi del tema centrale del suo progetto, la Memoria, da cui deriva il titolo della mostra, Stickers, ad indicare qualcosa che la previene e sostiene. Stickers, spiega Liberati, “è un’efficace sintesi per indicare la serie di appunti dislocati dall’artista nei quadri esposti e proposti all’osservatore come tracce di memoria rimaste impigliate nelle reti neuronali o incollate a qualche sinapsi”. La rassegna presentata dalla Fondazione Siotto riunisce opere dell’artista di Frascati, cagliaritano d’adozione, che rappresentano una testimonianza del suo multiforme percorso dalla fine degli anni sessanta al duemila: sono incisioni, dipinti su diversi supporti come tela, cartoncino, lastre in metallo, plexiglass, realizzati con tecniche diverse quali inchiostri, pastelli, colori ad olio, acrilici, collage, décollage o – come ama chiamarla attualmente – tecnica del transfert drawing cioè del riporto o trasferimento di immagini di provenienza “pop” acquisita da artisti americani come Robert Rauschenberg. Liberati è testimone del suo tempo. Fonte d’ispirazione sono la realtà di tutti i giorni, temi sociali o le riflessioni sul mondo. Tematiche d’impegno civile e di denuncia emergono spesso nei suoi lavori fin dagli anni sessanta, come pure la sensualità del nudo femminile e la scrittura; a queste si aggiungono, a partire dagli anni ottanta, tracce di memoria storica e locale. Altra caratteristica ricorrente sono i riferimenti iconografici al cinema e alla musica, come la serie di opere ispirate alle canzoni del premio Nobel Bob Dylan, i cui testi sono riportati sulla superficie dipinta. Nella produzione pittorica il colore e l’immagine si fondono: il colore conferisce la carica emotiva personale mentre le immagini sono disegnate o trasferite, con i contorni a volte sfumati con il solvente; altre volte i transfer sono nitidi, anche seriali, ma sempre elementi autonomi. La pittura in alcune opere si giustappone, a volte senza “disturbare” le forme, altre volte invece l’intervento di Liberati è insistente ed i riporti sono quasi del tutto coperti dove il colore si sovrappone al colore con spesse pennellate.
L’artista ama la cromia, il segno, la citazione e fa affiorare sensazioni di ricordi, figure, immagini, anche simultaneamente. Quelle che usa sono già conosciute, hanno già un significato nella storia dell’arte: che sia Rembrandt o Leonardo o quelle catturate dai media come Sophia Loren o Marilyn Monroe.
Le icone si frammentano e si fondono o si separano; i momenti d’intervento si accumulano o si filtrano anche grazie all’uso della velina. «Nei suoi quadri – citando Renzo Vespignani – sembra esserci una sorta di dibattito tra forme astratte e forme figurative, tra caos e ordine, tra sperimentalismo e tradizione».
La sua vena artistica sta proprio nel far rivivere riproduzioni del già rappresentato con oggetti e presenze quotidiane che nascono dalla tradizione e dalla memoria, ma che sono però segni autonomi e si propongono come una nuova realtà ricca di nuovi significati. Ed è questo il messaggio antico, ma sempre attuale che Liberati vuol proporre con Stikers, coinvolgente percorso alla ricerca di quelle tracce di memoria che la Fondazione Siotto presenta nell’atmosfera del suo nuovo spazio espositivo del palazzo di Castello. (a cura di Luisa Figari)
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Biografia. Angelo Liberati nasce a Frascati il 2 giugno 1946 . A Roma, nei primi anni ’60, frequenta la Scuola Comunale di Arti Ornamentali e successivamente lo studio dell’artista italo -argentino Silvio Benedetto, in via del Babuino, strada storica tra piazza del Popolo e piazza di Spagna che in quegli anni sarà il suo percorso preferito per le frequentazioni delle gallerie di punta (Il Fante di Spade, L’ Attico, La Nuova Pesa, Galleria Due Mondi). Nel 1970 si trasferisce in Sardegna dove a contatto con le neoavanguardie isolane ( Galleria Sinibaldi, Il Basilisco, Arte Duchamp ) matura una poetica che combina la rivalutazione dell’elemento pittorico con le pratiche del transfer drawing di provenienza “ pop”. Importante per la sua pittura è stato anche l’incontro con Renzo Vespignani suo maestro ed amico fraterno per quasi vent’anni.
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info: galleriasiotto@gmail.com / 070 682384
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Evento organizzato con il contributo della DG BIC del MiBAC, dell’Assessorato alla Cultura della RAS e del Servizio Cultura del Comune di Cagliari.