Il provvedimento veniva incontro alle voci che numerose si erano levate per denunciare le attese deluse dei detentori di ricchezze e diede avvio alla formazione di un’oligarchia fondiaria di estrazione borghese e urbana sempre più interessata al controllo politico locale. Gli ultimi anni di vita di Giuseppe Siotto Pintor rappresentano un efficace esempio di questa dinamica, assai comune nel ceto dirigente sardo del XIX secolo, quando il notabilato proveniente dalla magistratura, dal foro e dal notariato riversò sull’hinterland risorse finanziarie, opzioni produttive e modelli di vita propri dell’ambiente di origine.
Il Siotto Pintor fu eletto per estrazione consigliere comunale a Sarroch nel 1851; dal dicembre del 1853 sino alla morte ricoprì la carica di sindaco, e qui fisserà la sua seconda residenza – l’altra rimarrà Cagliari.
Nei successivi decenni del secolo il legame economico della famiglia con il piccolo centro si rafforzerà ulteriormente. Il figlio Luigi, primo presidente della Corte d’Appello di Cagliari e consigliere di Cassazione, e il nipote Giuseppe, avvocato, assunsero per un lungo periodo diversi incarichi pubblici a livello locale e provinciale, e consolidarono nel contempo la proprietà fondiaria attraverso acquisti e permute, estendendola per asse ereditario anche a diversi paesi dell’interno. Accorti amministratori, a loro si deve la costruzione dell’attuale villa sita nel centro del paese, a poca distanza dall’abitazione che la famiglia paterna occupava in precedenza nel rione di Santa Vittoria. Circondato da un vasto parco alberato e con attigui i fabbricati rustici, l’edificio risulta in costruzione nell’ultimo decennio dell’Ottocento per essere terminato negli anni antecedenti la Prima guerra mondiale. Qui trovarono dimora, oltre che la biblioteca, anche il ricco archivio dell’azienda agricola, che nei primi decenni del Novecento si configura ormai come una delle più interessanti e dinamiche realtà economiche dell’isola. Successivamente, negli anni Venti, Giuseppe Siotto acquistò a Cagliari l’antico palazzo di via dei Genovesi al civico 114, che divenne la nuova dimora cittadina della famiglia, e oggi è sede della Fondazione a lui intitolata.